(Marco6 .1-6) Lattanzio - Aceb_PugliaBasilicata

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2006/2024 -  ANNO XVIII  8 ottobre 2024
"Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo" (Galati 6:2)
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SERMONI
 
 

L'APPARENZA INGANNA
"Poi partì di là e andò nel suo paese e i suoi discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga; molti, udendolo, si stupivano e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è questa che gli è data? E che cosa sono queste opere potenti fatte per mano sua? Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?» E si scandalizzavano a causa di lui. Ma Gesù diceva loro: «Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua»" (Marco 6,1-6)

Conoscere il nostro prossimo per quello che è realmente non è assolutamente un’impresa facile. Spesso infatti ci facciamo delle opinioni sui nostri conoscenti che non corrispondono alla realtà per il fatto che le nostre opinioni il più delle volte sono basate su come una determinata persona si presenta ai nostri occhi. Finiamo così per costruirci delle immagini sugli altri basate sulle apparenze e non sulla realtà. Lo stesso Gesù si è ritrovato a dover fare i conti con l’immagine erronea che gli altri si erano costruiti di lui. Questo è quanto avviene, per esempio, quando Gesù ritorna a Nazareth, nel suo paese di origine. I suoi compaesani lo avevano visto crescere come un ragazzo qualunque e come un operaio fra tanti che aveva appreso, probabilmente dal padre, la professione di falegname e che, prima di andare via da Nazareth, aveva praticato quella professione: “Non è questi il falegname..?”. I suoi compaesani conoscevano anche la sua famiglia, una famiglia ordinaria come tante altre, una famiglia numerosa come la maggior parte delle famiglie dell’epoca: “non è questi il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone? Le sue sorelle non stanno qui da noi?”. Gli abitanti di Nazareth conoscevano le origini di Gesù, conoscevano la sua famiglia e conoscevano il suo mestiere e, in base a queste informazioni sul suo conto, si erano fatti una loro immagine di Gesù: l’immagine di un giovane qualsiasi che per loro non poteva avere nulla di straordinario, giacché, in base alle loro conoscenze, Gesù non aveva nobili origini e non aveva fatto studi accademici sotto qualche noto rabbino o dottore della legge. Ecco perché i suoi compaesani si chiedevano: “Che sapienza è questa che gli è data?”. Gesù per i nazareni era uno come loro né più e né meno: questa era l’opinione che ormai da anni avevano di lui e non erano assolutamente disposti a cambiare opinione.
È proprio vero: quando ci creiamo una certa opinione su una persona è difficile poi smontare quella opinione perché ciò significherebbe rimettere noi stessi in discussione. E allora preferiamo conservare le opinioni che ci siamo fatte sui nostri conoscenti piuttosto che avere dei ripensamenti sul nostro modo di vedere gli altri, arrivando così a catalogare gli altri secondo le nostre prime impressioni. Il vicino di casa..? È un antipatico! Il collega..? È uno scansafatiche! Quel mio amico..? È un invidioso! Gesù..? È solo un falegname, chi pretende di essere! Quando giudichiamo gli altri, basandoci sui luoghi comuni e sulle apparenze, finiamo per escluderli a priori dalla nostra vita, proprio come fecero i nazareni con Gesù. Ma dal momento in cui rifiutarono Gesù, furono loro a perdere l'occasione di vederlo compiere delle opere potenti in mezzo a loro. Allo stesso modo anche noi, se ci lasciamo condizionare dai nostri pregiudizi nel relazionarci agli altri, finiamo per escluderli prima ancora di conoscerli rimanendo così chiusi in noi stessi.
Eppure questo brano del Vangelo di Marco ci fa comprendere che dietro alle apparenze si potrebbe nascondere quello che noi non immaginiamo. Dietro alle umili apparenze di un falegname c’era addirittura il Figlio di Dio, ma i Nazareni non lo riconobbero a causa dei loro pregiudizi. Soltanto chi è disposto a rimettere in discussione le proprie opinioni, riuscirà a trovare la verità che spesso si nasconde dietro le apparenze. I nazareni non ebbero l’umiltà di rimettere in discussione il ritratto di Gesù che si erano disegnati e così persero la grande occasione di riconoscere e di accogliere il Figlio di Dio, nascosto dietro le sembianze di un giovane Galileo qualsiasi. I nazareni avevano visto Gesù crescere e diventare un uomo per poi vederlo andar via per chissà dove. E ora, dopo un po’ di tempo, lo vedono ritornare a Nazareth seguito da dei discepoli e il sabato lo ascoltano predicare con autorità e sapienza nella sinagoga. Di fronte a queste novità essi rimangono fortemente stupiti e sconcertati: "ma come, non è lui il falegname, non è il figlio di Maria che tutti conosciamo..? E adesso chi si crede di essere..?". Lo stupore dei nazareni di fronte alle cose nuove che vedono fare a Gesù diventa così skandalon (ostacolo) perché i nazareni non riescono ad accettare la nuova immagine con la quale Gesù si presenta a loro, in quanto questa nuova immagine contraddice la concezione che essi hanno sempre avuto di lui. Essi non hanno alcuna intenzione di cambiare opinione su di lui perché non accettano che un loro concittadino qualsiasi parli adesso con autorità davanti a loro. Essi pensano: "da dove gli viene adesso questa autorità, chi gli dà il diritto di rivolgersi a noi con questi toni autorevoli..? Non si sarà forse montato la testa..?". I nazareni finiscono così per avere un atteggiamento ostile nei confronti di Gesù perché non sono assolutamente disposti a rivedere l’immagine stereotipata che hanno del loro concittadino. Essi alzano così un muro di rifiuto tra loro e Gesù che impedisce a Gesù di operare al loro servizio come avrebbe voluto.
Di fronte a questa constatazione, Gesù pronuncia il suo detto proverbiale: «Nessun profeta è disprezzato se non nella sua patria, fra i suoi parenti e in casa sua». Gesù conosceva benissimo le storie degli antichi profeti d’Israele e sapeva che, come il popolo eletto rifiutò a suo tempo i suoi profeti, allo stesso modo anche lui sarebbe stato rifiutato a cominciare dai suoi stessi parenti che avevano già detto di lui “è fuori di sé”, per poi essere rifiutato dai suoi compaesani di Nazareth e, infine, dalla maggior parte dei suoi connazionali che non riconosceranno in lui il Messia, ma che contribuiranno alla sua crocifissione: “È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto” (Gv 1,11) reciterà poi il prologo del vangelo di Giovanni.
Se Gesù non fu accolto dalla maggior parte di quelli di casa sua (ma solo da un piccolo gruppo di discepoli che, in seguito all'esperienza delle apparizioni del Risorto, si ricompattarono per annunciare che Gesù è il Messia morto e risorto per la nostra salvezza), egli sarà però accolto da tanti stranieri. Oggigiorno noi rientriamo tra quegli stranieri che hanno riconosciuto nella persona di Gesù di Nazareth il Figlio di Dio mandato dal Padre per salvare il mondo. Noi scorgiamo con gli occhi della fede che dietro alle apparenze di un ebreo qualsiasi di 2000 anni fa si nascondeva il nostro Signore! Ora, se Dio ci ha concesso la grazia di vedere nel falegname di Nazareth il suo unigenito Figlio, come cristiani dovremmo imparare ad usare lo sguardo acuto che Dio ci dona per guardare anche il nostro prossimo al di là di come appare esteriormente.
Se pensiamo a tutto quello che Gesù subì durante la sua passione, possiamo immaginare che la sua immagine esteriore era simile a quella di un uomo sconfitto, umiliato e beffeggiato e non certo a quella di un Signore glorioso. L’immagine esteriore di Gesù doveva essere quella di un povero sofferente come l’ha descritta il profeta Isaia: “non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci. Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia” (Isaia 53,2-3). Eppure, in quel condannato a morte noi scorgiamo il Figlio di Dio, colui che è una sola cosa col Padre. Dovremmo allora sapere che le apparenze ingannano. Il Signore oggi ci chiama ad avere uno sguardo acuto su ogni creatura umana senza più valutare nessuno in base alle apparenze come fa la gente del mondo e come fecero i nazareni con Gesù.
Ma in che modo potremo sviluppare un simile sguardo che riesce a vedere al di là delle apparenze..? Innanzitutto dobbiamo essere consapevoli che l’immagine che ci facciamo del nostro prossimo è sempre un’immagine provvisoria e parziale; pertanto, non dovremmo mai fissare quell’immagine una volta per tutte, ma dovremmo essere sempre disposti a rivedere l'idea che ci facciamo degli altri per modificarla man mano che approfondiamo le nostre conoscenze, come avrebbero dovuto fare i nazareni con Gesù. E soprattutto, al di là di ogni apparenza positiva o negativa, dovremmo essere sempre consapevoli che dietro ogni volto umano si nasconde una creatura amata da Dio. Non dimentichiamo che Dio ha amato l’umanità fino ad assumere sembianze umane nella persona di Gesù Cristo. Com’è scritto nella lettera ai Filippesi, pur essendo in forma di Dio, egli divenne esteriormente come un uomo (Fil 2,6-8) affinché attraverso la sua umanità noi potessimo incontrare Dio, un Dio che veste abiti umani, che nasce tra gli esseri umani e che vive tra gli uomini e le donne di questo mondo. Ecco lo scandalo dell’incarnazione che scandalizzerà tutti coloro che si limitano a vedere le apparenze, a cominciare da quei nazareni sconcertati dal fatto che sentivano parlare un loro concittadino di origini modeste con un’autorità inaudita. Essi erano accecati dalle loro false convinzioni e non riuscivano a vedere il Cristo che si nascondeva dietro alle apparenze di un falegname nazareno. Gesù, però, diceva: "Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!" (Mt 11,6).
Fratelli e sorelle, chi si affida alle apparenze diventa cieco e non è capace di vedere la verità. Vogliamo sempre aprire i nostri occhi e affidarci giorno per giorno alla luce che viene dal Signore, affinché possiamo imparare a vedere ogni realtà e ogni persona al di là di ogni falsa apparenza! Non accontentiamoci dei luoghi comuni, non limitiamoci a vedere le cose come ce le vogliono far vedere gli altri, non pronunciamo giudizi affrettati sul nostro prossimo in base a come appare esteriormente, ma ricerchiamo sempre la verità delle cose che si nasconde dietro le apparenze e saremo dei credenti oculati che possono “fare la differenza”, dei credenti che non si accontentano del sentito dire, che non seguono le voci di corridoio, che non si basano sulle opinioni comuni, che non credono ai giudizi superficiali e che non accettano valutazioni frettolose sul prossimo.
Come credenti in Cristo, siamo chiamati a vedere il nostro prossimo non più con gli occhi del mondo ma con gli occhi di Cristo, quegli occhi che guardano con misericordia, anziché con pregiudizio, e che non si fermano alle apparenze ma penetrano nel cuore di ogni creatura. Guardiamo a Gesù e sarà lui a donarci questo nuovo sguardo che ci consentirà di vedere ogni persona in maniera nuova per essere così in grado di testimoniare il vangelo a ogni creatura umana e di farci portatori del messaggio di pace e di riconciliazione che Gesù ha pienamente incarnato per la salvezza del mondo.

Ruggiero Lattanzio


 

 
 
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