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Sola Gratia

 

La confessione di fede dei battisti italiani – Domenico Tomasetto  Claudiana Editrice 2002


Art. 1
SOLA GRATIA


Dio compie l'opera di creazione, di giudizio e di salvezza del mondo e di ogni singola persona, per la sola sua grazia.

L'espressione
sola gratia fa parte del gruppo dei quat-Tro "sola" della Riforma, che da allora sono divenuti punti fondamentali: sola gratia, solus Christus, sola fide, sola Scriptura. Da un punto di vista formale, si tratta di espressioni esclusive: escludono cioè ogni e qualsiasi altra possibilità oltre quella indicata. Sempre dal punto di vista formale, si tratta di formule latine, la lingua usata al tempo della Riforma per discutere i problemi teologici. Sono espressioni formulate all'ablativo, che devono essere intese così: «Per la sola grazia, mediante Cristo soltanto, mediante la sola fede, mediante la sola Scrittura». Da un punto di vista sostanziale, esse esprimono un conflitto teologico di grande rilevanza e costituiscono una chiave di lettura, una pietra di paragone per ogni affermazione teologica. Da un punto di vista storico, queste espressioni sono state formulate quando era in gioco veramente la fede; si tratta quindi di impostazioni teologiche che nascono da una situazione di confessione della fede, di pericolo per la fede. Erano. e sono, dei rasoi sottilissimi che decidevano,e decidono ancora, 1'appartenenza al protestantesimo. Queste quattro formule. assieme agli altri due artico1i che si riferiscono al sacerdozio universale dei credenti e alla ecclesia reformata semper reformanda (la chiesa riformata è chiamata del continuo a riformarsi), costituiscono il fondamento dell'evangelo così come viene inteso nel mondo protestante e come viene predicato da chiese che hanno origine dalla Riforma o che ad essa si richiamano. Sono quindi elementi di discriminazione fra teologie diverse. Sono noti come i principi della teologia protestante.
L'esame più dettagliato inizia dal titolo stesso dell’articolo:
sola gratia. L'espressione si ritrova per la prima volta nella traduzione di Romani 3,28 fatta da Lutero e che non è presente formalmente nel testo greco del Nuovo Testamento. Ma anche i cattolici, avversari di Lutero, hanno riconosciuto che la traduzione esprime il vero significato del testo di Paolo e l’hanno accettata come buona e valida (o almeno, non hanno usato questo argomento per incolpare Lutero di falsificazione della Scrittura). Sulla «bontà>> della traduzione non ci sono stati problemi di nessun genere; sul suo significato teologico le cose sono molto più complicate.
Va ricordato che al tempo della Riforma (1500) non esisteva una autorità teologica centrale (una specie Congregazione per la dottrina della fede) che potesse decidere che cosa era ortodossia o eresia nella chiesa. C,erano quindi molte correnti teologiche, sostenute dai diversi ordini religiosi, e nei casi di conflitto si chiedeva il parere a due o tre Facoltà di teologia. La struttura attuale della chiesa cattolica romana è nata praticamente dopo la Riforma, con il Concilio di Trento.
Il tutto, quindi, si gioca sulla definizione che viene detta alla parola <<
grazia>>. E qui le posizioni erano molto diverse. Agostino a suo tempo aveva sottolineato fortemente il totale bisogno di grazia da parte degli esseri umani e la totale sovranità di Dio in materia di salvezza. Il tutto sembrava ben costruito e inattaccabile.
Il punto debole venne fuori sulla dottrina dell'essere umano: quando Ia grazia raggiunge l'umanità, che tipo di natura umana incontra? Una natura umana completamente perversa, oppure una natura capace di azione propria? Tutta la dottrina cattolica afferma che. nonostante la corruzione della natura umana, nel1'essere umano rimane però una base, un punto positivo che gli consente prima di avvicinarsi e poi di rispondere con le sue capacità alla
grazia di Dio. Non si accetta cioè la concezione della totale incapacità dell'essere umano di rispondere a Dio, della totale depravazione della sua natura. Si voleva (e si vuole) salvare da  una parte la grazia di Dio e dall'altra la capacità dell'uomo di corrispondere a Dio (si veda in proposito l’articolo 4 sulla natura umana che contiene la stessa argomentazione, ma a partire dalla natura umana, anziché dalla grazia di Dio).
Ebbene. tutte le discussioni sulla
grazia nascono dall'intreccio di questi due temi derivati da un'unica domanda: come conciliare la libera e sovrana azione di Dio con la natura umana e le sue capacità naturali? Il problema si complicava ancor di più quando venivano utilizzate frasi come «Dio non nega la sua grazia a chi fa quanto è nelle sue possibilità» (Tommaso ci'Aquino). Oppure, da parte del Concilio di Trento, quando si dice che «il peccatore giustificato non solo è riconosciuto giusto, ma è veramente chiamato giusto ed è giusto, perché si riceve la giustizia secondo 1a libera generosità dello Spirito santo e proporzionalmente alle proprie disposizioni e alla propria collaborazione». Oppure quando dice che l’uomo è salvato «se non pone ostacoli o impedimenti alla grazia di Dio>>.
Quando Lutcro affermò il «
sola grazia>> mandò all'aria tutta questa impostazione teologica. che pur ben conosceva. La grazia, per i riformatori, è l'azione di Dio che liberamente è senza altro motivo a1 di fuori di sé stesso" si rivolge all'umanità. La grazia è azione di Dio e nessun’altro. E’un’azione, non uno stato in cui siamo posti. Grazia è i1 fatto che Dio si rivolge all’umanità o, come dice il seguito dell'articolo 1 della nostra confessione, <<compie l’opera di creazione, giudizio e di salvezza del mondo e di ogni singola persona>>.
Questo significa che il rapporto fra Dio e l’essere umano è attivato soltanto perché Dio l'attiva; è Dio che rivolge la domanda alla quale il singolo risponde (uno non può rispondere se non viene interrogato!). questo significa anche che il rapporto fra Dio e l'essere umano è indisponibile per quest'ultimo, e che una qualsiasi strada che inizia dall'umanità, non arriverà mai a Dio, o almeno, non al Dio biblico, al Dio di Gesù Cristo. Tutte le altre strade sono chiuse. Le conseguenze di quest’ultima affermazione sono varie:

a) si nega la possibilità della <<via naturale>>, la natura non è Dio e parla di Dio soltanto a chi già crede in Lui;

b) si nega la possibilità della «via artistica>>, con la quale si pretende che l'essere umano, annullando una serie di limitazioni e legami storici, possa arrivare a conoscere Dio;

c) si nega la «via psicologica/spiritualistica>>, con la quale si sostiene che mediante una introspezione personale si giunge a trovare Dio nella parte più profonda e nascosta della propria anima o personalità;

d) si nega la «via razionale>>, con la quale si pretende che 1'essere umano, usando la propria ragione e mediante procedimenti logici o matematici, arriva a percepire la realtà di Dio;

e) si nega la <<via etica>>, secondo la quale l,essere umano, perfezionando sempre di più i suoi comportamenti (lapropria santità), possa avvicinarsi a Dio, essere perfetto.

Per riprendere il filo del nostro commento, torniamo all'art.1 che collega la
grazia di Dio, cioè la sua azione libera e sovrana, con la creazione, con il giudizio e con la salvezza. Si vuol dire che la creazione è opera soltanto di Dio; che il giudizio (sia quello finale, sia quello storico quotidiano) è opera di Dio; e che anche la salvezza è opera di Dio: tutti doni della sua sola grazia. Per quanto riguarda la salvezza c'è una specificazione ulteriore: la salvezza di ogni singola persona e del mondo.
Con l'espressione <<mondo>> si intende sia l'insieme degli uomini e delle donne (cioè l'umanità nel suo complesso), sia il mondo naturale, cioè il creato: nella Bibbia ci sono sufficienti indicazioni che parlano della redenzione dell’intera creazione (vedi Romani 8,19 ss.).
Una punta polemica per finire: in base alla dottrina della grazia, cioè della libera e assoluta gratuità dell’ azione di Dio nei nostri confronti, noi rifiutiamo la concezione sacramentale condivisa dai cattolici romani, secondo cui 1'azione umana del sacerdote <<lega>> l’azione di Dio. I sacramenti (i famosi <<mezzi di grazia>>) sono efficaci ex opere operati, cioè per il semplice fatto che sono amministrati correttamente dal punto di vista rituale.
Questo significa legare la grazia di Dio, dispensata mediante i sacramenti, a un segno o a una parola umana, far dipendere l'efficacia o la validità della grazia da un'azione umana. Poiché questo è contrario al principio della «
sola gratia>, noi rifiutiamo in blocco tutta 1a concezione sacramentale della teologia cattolico-romana. Non per spirito polemico, ma per salvaguardare 1'alterità, la libertà e la gratuità di Dio.

Testi biblici:

Genesi 8,21-22; Deuteronomio 6,4-19; Salmo 104; Isaia 30,18; 6l,1-3;
Ezechiele 36,22-28; Giovanni 1;14-17; Romani 3,21 26; 5,12-21; 6,12- 14; 11,5-6 ; II Corinzi 9,14; Efesini 2,4-10; 3,2-13; Tito 3 :5-7.


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