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La confessione di fede dei battisti italiani – Domenico Tomasetto Claudiana Editrice 2002
Art. 2
SOLUS CHRISTUS
Dio Padre compie la Sua opera per mezzo del Suo Unigenito Figliolo Gesù Cristo, Parola fatta uomo, morto sulla Croce per il peccato dell'umanità, risorto per la giustificazione dei credenti, Signore e Salvatore del mondo.
L'arlicolo 2 della confessione di fede dell'UCEBI ha una triplice valenza e può essere letto in tre prospettive:
a) in relazione a Dio,
b) in relazione a1la persona di Gesù Cristo,
c) in relazione all'umanità.
A. IN RELAZIONE A DIO
La realtà di Dio comincia a essere più precisata con il riconoscimento di un rapporto molto stretto che lega assieme Dio il Padre e Dio il Figlio, primo elemento di una identità trinitaria.
Nella realtà divina si cominciano a delineare due aspetti. due tipi di presenza: quella del Padre e quella del Figlio, appartenenti tutti e due alla medesima realtà totale. La distinzione proposta fra Dio il Padre e Dio il Figlio, ci apre una prospettiva sul rapporto personale molto stretto che intercorre far di loro e che li lega assieme in un'unica realtà divina.
Ci viene detto anche qualcosa di più: che Dio compie la sua opera per mezzo di Gesù Cristo. Dato il legame particolare che unisce queste due realtà, ne consegue che tutto ciò che Gesù fa è comunque e sempre opera di Dio, non sua propria. Se Dio compie la sua opera soltanto mediante Cristo, allora c'è da interrogarsi su quale sia l’opera di Dio attuata da Cristo.
Questa ci è stata precisata nel precedente articolo 1: l’opera di creazione, di giudizio e di salvezza del mondo e di ogni singola persona. Tutta quanta questa opera passa esclusivamente rnediante Gesù Cristo, ci è fatta conoscere da lui e da nessun altro; è messa a nostra disposizione soltanto per suo mezzo. Nessun altro può fare per noi l'opera di Dio (art. 1), ma neanche l’opera di Cristo: quella di mediarci in tutto e per tutto l’opera di Dio, quindi rivelarci Dio in quanto Creatore, Giùdice e Salvatore. Fra Dio e l'umanità c,è soltanto Gesù Cristo e nessun altro; non può esserci posto per nessun altro.
B) IN RELAZIONEALLA PERSONA DI GESU CRISTO
In questo articolo ci sono molti «titoli» dati a Gesù: questo è un aspetto tipico della cristologia, cioè del discorso cristiano sulla persona e l’opera di Gesù Cristo. Non si sottoÌinea mai abbastanza che i "titoli" dati a Gesù Cristo hanno carattere funzionale, esprimono cioè un rapporto fra chi da il titolo e chi lo riceve. Si tratta infatti di titoli di confessione, non titoli che esprimono la natura di Gesù.
Li esaminiamo brevemente:
Gesù Cristo: questo è la somma del nome umano storico, Gesù, e della versione greca del titolo Cristo risalente alla tradizione messianica ebraica. Mettendoli insieme si viene a dire semplicemente che la realtà umana e la realtà divina sono uniti nella persona di Gesù Cristo. Dicendo quindi i due nomi insieme, confessiamo che Gesù è nello stesso tempo "vero uomo e vero Dio", come dice la formula cristologica del Concilio di Calcedonia (451 d.C.).
Unigenito Figliolo di Dio: esprime in categorie umane, facilmente comprensibili a tutti, la relazione unica che intercorre fra Gesù e Dio. A questo riguardo, ricordiamo, che Gesù è l'Unigenito di Dio (Giovanni 1,14) non di Maria, di cui viene detto che era il figlio primogenito (Luca 2,7), quindi seguito da altri fratelli e sorelle (Marco 6,3).
Parola fatta uomo, fatta "carne" (Giovanni 1, 14 ). Parola e principio ordinatore di ogni cosa, unificatore e salvifico. Parola fatta uomo, esprime un rapporto con gli altri e in più una realtà storica e divina allo stesso tempo.
C) IN RELAZIONE ALLA VICENDA UMANA
Anche in rapporto alla vicenda umana, si precisano una serie di affermazioni e di titoli circa la persona e l'opera di Gesù.
Morto sulla croce per il peccato dell'umanità: Gesù non è una figura divina che solo in apparenza è simile a noi, essendo completamente altro da noi. Dal punto di vista storico tutti, credenti e non credenti, possono dire che Gesù è stato crocefisso (sotto Ponzio Pilato): in questo la sua morte non è diversa da quella di tanti condannati alla stessa pena. La croce infatti era la pena a cui i romani condannavano gli autori di azioni sovversive. Tuttavia Gesù non è morto per colpe sue, ma a motivo del peccato dell'umanità di tutti e di ogni singola persona. La chiesa confessa che Gesù è morto "per noi", intendendo con questo che Cesu e morto innanzi tutto a causa nostra, poi che è morto al nostro posto, e infine che è morto a nostro vantaggio. Dicendo semplicemente "per noi", si intendono tutti e tre questi significati.
Risorto per la giustificazione dei credenti. Dobbiamo avere ben chiaro che la giustificazione dei credenti non è legata esclusivamente a1la croce, ma soprattutto alla resurrezione ( Romani 4,25, unica antica confessione di fede della chiesa primitiva, che Paolo cita). Ancora una volta, con la semplice formula della nostra confessione, noi stiamo dicendo più cose contemporaneamente:
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Prima con il suo ministero, poi con la morte e la sua resurrezione, Gesù ha adempiuto l'opera che gli era stata affidata da Dio i1 Padre: la giustificazione dei credenti.
Signore: si tratta del nome personale di Dio che viene trasferito su Gesù, con l’intenzione di attribuirgli le medesime prerogative divine. Indica un rapporto di sovranità assoluta nei confronti di chi confessa questo nome.
Salvatore del mondo: è la funzione specifica legata all'opera di salvezza, di redenzione e di giustificazione. Possiamo intendere 1'espressione"mond" in modi diversi: sia come insieme di singoli credenti, sia come unità del genere umano, sia, in senso più largo, come l'universo nella sua completezza, quindi anche l'intero creato di Dio. Non mancano infatti nella Bibbia indicazioni che l'o pera di Cristo riguardi i credenti, tutta l'umanità e quindi tutto il creato (per quest'ultimo vedi: Romani 8,19-
L articolo 2 della confessione di fede, quindi, pur nella sua semplicità ci dice che la cristologia (la riflessione cristiana su Gesù Cristo) consiste soprattutto nella riflessione sulla sua persona e sulla sua opera. La cristologia fa appello alla nostra vita, lasciandoci la responsabilità di confessare Gesù Cristo nei termini e con il linguaggio che riteniamo più adeguati al nostro tempo. I nostri padri nella fede, recenti e remoti, possono darci un orientamento, ma poi lasciano a noi la responsabilità di confessare la fede in Gesù Cristo oggi.
Testi biblici:
Luca 1.46-
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