Giovanni 3,1-13 - Aceb_PugliaBasilicata

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2006-2024  ANNO XVIII         7 Aprile 2024
"Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo" (Galati 6:2)
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SERMONI


Rinascere dall'alto
 
C'era tra i farisei un uomo chia-mato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei.  Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi sap-piamo che tu sei un dottore venu-to da Dio; perché nessuno può fa-re questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispo-se: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio». Nico-demo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è già vec-chio? Può egli entrare una secon-da volta nel grembo di sua madre e nascere?». Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravi-gliare se ti ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». Nicodemo replicò e gli disse: «Come possono avveni-re queste cose?». Gesù gli rispo-se: «Tu sei maestro d'Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico che noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo di ciò che abbiamo visto; ma voi non ricevete la nostra testimo-nianza. Se vi ho parlato delle cose terrene e non credete, come cre-derete se vi parlerò delle cose ce-lesti? Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo».  (Giovanni 3,1-13)

Nicodemo apparteneva alla cerchia dei farisei, rientrando tra quegli ebrei estremamente religiosi, impe-gnati a osservare meticolosamente la legge mosaica e tutti i precetti della tradizione giudaica. Nicodemo, però, non era un fariseo qualsiasi ma era anche uno dei capi dei Giu-dei. Egli dunque faceva parte del Sinedrio, l’assemblea religiosa del go-verno giudaico composta da 70 persone tra sacerdoti e scribi.
Quest’uomo facoltoso, riconosciu-to da tutti come un maestro della legge, aveva sentito parlare dei segni miracolosi che Gesù faceva e desiderava conoscere personalmen-te Gesù. Nicodemo decise allora di recarsi da Gesù e lo fece di notte. Come mai proprio di notte? Alcuni ipotizzano che Nicodemo scelse la notte per poter intrattenere un lun-go colloquio con Gesù senza essere disturbato dal caos della vita diurna. Molti altri, invece, pensano che Ni-codemo si diresse da Gesù durante la notte per non essere visto da nessuno. È probabile, infatti, che Nicodemo desiderasse sì incontrare Gesù, ma temeva di essere sco-perto dai suoi compagni farisei, i quali non vedevano di buon occhio Gesù, perché insegnava e agiva con autorità senza averne l’autorizzazione ufficiale. In base a questa in-terpretazione, durante la Riforma protestante Giovanni Calvino coniò il termine "nicodemiti" per condan-nare l'atteggiamento di quei prote-stanti che, per evitare di essere perseguitati dalla Chiesa cattolica, si fingevano pubblicamente cattolici.
È anche vero, però, che nel quar-to Vangelo la notte ha anche un significato spirituale in quanto indica il buio di un'esistenza non illuminata dalla rivelazione di Dio in Cristo. Chi rifiuta il Cristo o non è stato ancora illuminato dalla parola del Vangelo vive nel buio della notte. Nicodemo, dunque, giunge a Gesù di notte perché non ha ancora ricevuto la lu-ce di Cristo. Ricordiamo che era notte anche quando Giuda uscì dal cenacolo per consegnare Gesù ai suoi nemici; era notte quando Pie-tro rinnegò Gesù per tre volte ed era ancora buio quando le donne si recarono al sepolcro la domenica di Pasqua.
Nicodemo si rivolge a Gesù, dicendo: «Rabbì, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui» (vs. 2). Nicodemo chiama Gesù rabbì, che significa Maestro e dottore della legge (riconoscendolo in un certo senso come un suo collega), e si esprime al plurale in quanto parla a nome dei capi dei Giudei. Ma per quale motivo un fariseo come Nico-demo decide di recarsi da Gesù? Quale domanda un dottore della legge come Nicodemo vorrebbe porre al maestro di Nazareth? Nel Vangelo di Luca un altro dottore della legge si recò da Gesù per chiedergli: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» e Gesù rispose con la parabola del buon samaritano. Anche il giovane ricco che, secondo Luca, era uno dei capi dei Giudei, rivolse a Gesù la stessa domanda. E, come vedremo, questa era la domanda che Nicode-mo avrebbe voluto rivolgere a Gesù e che non fa in tempo a esternare perché, Gesù, sapendo già che que-sta era la domanda fatidica che i capi dei Giudei gli rivolgevano, salta i convenevoli e inizia subito a ri-spondere a Nicodemo, dicendogli: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (vs. 3). Altre traduzioni, traducono: «se uno non è nato dall'alto non può vedere il regno di Dio». In effetti il termine greco utilizzato, che è "anoten", ha entrambi i significati. Perciò, il dialo-go che segue si gioca proprio su questa ambiguità di fondo. Gesù parla della necessita di nascere dall' alto (ossia da Dio) per ereditare la vita eterna, mentre Nicodemo in-tende che bisogna nascere di nuo-vo, pensando a una nuova nascita biologica. Cosicché, il dottore ri-sponde a Gesù perplesso, mostran-dogli l'assurdità di una simile affer-mazione: «Come può un uomo na-scere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» (vs. 4). A questo punto Gesù sci-oglie l'ambiguità, dicendo a sua vol-ta: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spi-rito, non può entrare nel regno di Dio» (vs. 5). La nuova nascita dall' acqua e dallo Spirito indica l'espe-rienza cristiana della conversione testimoniata nel battesimo. La con-versione è un cambiamento di mente e un rinnovamento di vita che non parte dai nostri sforzi uma-ni o, come credevano i farisei, dal nostro impegno a praticare i precetti della legge, ma parte da Dio che, mediante il suo Spirito, viene a tra-sformare i nostri cuori e a rinnovare le nostre menti, rendendoci delle creature nuove.
Tutti noi siamo nati dal basso, at-traverso i nostri genitori, ma Dio in Cristo ci chiama a rinascere dall'alto attraverso l'azione del suo Spirito che viene a rigenerare le nostre vi-te. Essendo nati dal basso, siamo fi-gli dei nostri genitori terreni, ma, nascendo dall'alto, diventiamo figli di Dio e possiamo dunque far parte del suo regno ed ereditare la vita eterna.
Gesù poi esprime lo stile di vita radicalmente nuovo da parte di chi vive l'esperienza di questa rinascita spirituale che ci congiunge a Dio, utilizzando l'immagine del vento e giocando su un'altra ambiguità, giacché vento e spirito in greco so-no la stessa parola, che è "pne-uma". Egli così dice a Nicodemo: «Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiun-que è nato dallo Spirito» (vs. 8). 
Tutti noi, come esseri umani, sia-mo guidati dalla pretesa di domina-re le nostre vite, sforzandoci di ave-re sotto controllo ogni situazione. Vogliamo essere noi i padroni asso-luti di noi stessi, delle nostre vite e del nostro avvenire e c'impegniamo a prendere decisioni e a fare pro-getti per il futuro, cercando persino di prevedere gli imprevisti per non lasciare nulla al caso. E quanto più riusciamo nell'impresa di pianificare ogni aspetto della nostra esistenza mondana, tanto più ci sentiamo rassicurati. Chi, invece, è nato dallo Spirito è come il vento che soffia dove vuole. Perciò, non è più lui a guidare la propria vita, ma si lascia trasportare dal vento dello Spirito. E come il vento non si sa da dove viene né dove va, così è anche di chiunque è nato dallo Spirito. Chi vive l'esperienza della nuova nasci-ta smette dunque di avere la pre-tesa di dominare la propria esisten-za e si lascia guidare da Dio, affi-dandosi al soffio del suo Spirito.
E noi, oggi, da chi ci stiamo la-sciando guidare, da noi stessi o dallo Spirito del Signore? Pretendiamo ancora di dominare le nostre vite o ci stiamo lasciando dominare dal Si-gnore, affidandoci a Lui? Insomma, in chi stiamo riponendo la nostra fe-de, in noi stessi o in Dio? Finché pretenderemo di avere in tutto e per tutto il controllo delle nostre vi-te, continueremo ad avere fede in noi stessi e nelle nostre facoltà umane, anziché nel Signore, arri-vando così a idolatrare le nostre ca-pacità umane. Ma nessuno può sal-varsi da se stesso; nessuno può ereditare la vita eterna a partire dai propri sforzi umani; nessuno può vivere una vita autentica finché si lascia guidare dalla pretesa di far-cela da solo. Soltanto il Signore può donarci una vita nuova e soltanto affidandoci a Lui, anziché a noi stes-si, possiamo vivere pienamente la nostra vita, finalmente liberi da noi stessi e dalla prigione del nostro ego umano che spesso c'impedisce di lasciarci andare al vento dello Spirito. Il Signore, attraverso la sua Parola, ci richiama a rimettere le nostre vite nelle sue mani e ad affi-darci a Lui, affinché Egli possa esse-re veramente la nostra guida e il nostro sostegno.
Oggi ognuno di noi è il Nicodemo al quale Gesù si rivolge per invitarlo a passare dalla notte al giorno, dal buio di una vita vissuta in noi stessi alla luce di una vita nuova vissuta in comunione con Dio e sotto l'azione del suo Spirito. Nicodemo chiese poi a Gesù: «Come possono avvenire queste cose?» (vs. 9). Questa è la stessa domanda che oggi noi ci po-niamo: come possiamo nascere dallo Spirito e vivere personalmente l'esperienza della nuova nascita? Gesù rispose a Nicodemo, dicendo: «Nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo: il Figlio dell'uomo» (vs. 13). Soltanto per mezzo della nostra fede in Gesù Cristo possiamo rinascere dall'alto perché Gesù è la Parola stessa di Dio discesa dal cielo, con la sua in-carnazione, e risalita al cielo con la sua resurrezione per ricongiungere ognuno di noi a Dio. L'unigenito Figlio di Dio, disceso sulla terra e ri-salito al Padre è colui che viene a cercarci nel buio nel quale ci na-scondiamo per illuminarci con la sua Parola e per guidarci fino a Dio, affinché ognuno di noi, per mezzo di Gesù, possa ricevere l'amore di Dio e tornare a vivere in comunione con Lui. Il figlio dell'uomo disceso dal cielo è l'anello di congiunzione tra cielo e terra, colui che viene a ri-conciliare gli uomini e le donne di questa terra con Dio. Vogliamo allo-ra affidarci al Signore Gesù, confi-dando nella sua Parola anziché in noi stessi, e vivremo l'esperienza meravigliosa della nuova nascita, in base alla quale saremo ogni giorno rigenerati dallo Spirito di Dio che trasporterà le nostre vite come se fossimo trasportati dal vento. Smettiamola dunque di contare so-lo ed esclusivamente su noi stessi, dannandoci la vita, ma affidiamoci al soffio dello Spirito e vivremo sicu-ramente una vita più leggera, libera dal peso delle nostre ansie e delle nostre angosce che spesso ci sot-terrano.
In una società come quella nella quale stiamo vivendo in questo nuovo millennio, che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito "so-cietà liquida", quei valori che una volta davamo per acquisiti e che credevamo fossero delle certezze su cui fondare le nostre vite, come la famiglia tradizionale, il posto fis-so, il progresso economico, la salute e la longevità, si stanno liquefa-cendo uno dietro l'altro, rivelando la loro inconsistenza, come tutto ciò che è umano e transitorio. Eppure, proprio perché questi valori vanno perdendo quella solidità che crede-vamo avessero, possiamo riscoprire che non ha senso fondare su noi stessi le nostre vite e possiamo così aprirci al soffio dello Spirito di Dio, affinché sia Lui a dirigere le nostre vite e a rinnovarle secondo il suo disegno benevolo. Il vento soffia dove vuole e oggi lo Spirito di Cristo sta soffiando su di te: lasciati tra-sportare da questo soffio leggero; lascia che sia il Signore Gesù a go-vernare la tua vita, anziché lasciarti dominare dai valori transitori di questo mondo, e rinascerai ogni giorno a vita nuova per vivere ogni giorno nell'amore di Dio Padre, nella fede in Gesù Cristo suo Figlio e sot-to l'azione dello Spirito Santo.

Maggio 2021
Ruggiero Lattanzio


 
 
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