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Identità sessuale e fede: quali percorsi sostenibili?
Mottola 18 dicembre 2015

Virginia Mariani 

Incontro tra l’informativo e il formativo quello organizzato dalla FCEPL e dall’Associazione NUDI a Mottola su “Identità sessuale e fede: quali percorsi sostenibili?” lo scorso 18 dicembre presso la sala convegni e presentato dalla Dott. psicoloca e sessuologa Antonella Palmitesta, presidente dell’Associazione NUDI.
In una fredda serata tipicamente mottolese l’incontro è stato proprio una ventata di freschezza sia per l’argomento trattato sia per la competenza e la professionalità dei relatori e delle relatrici che tra documenti, riferimenti ai testi biblici e al vissuto personale hanno catturato l’attenzione della platea trasmettendo con efficacia come la stessa lettura della Bibbia, per esempio, a seconda se sia letterale o più critica porti all’esclusione o all’integrazione delle persone LGTBIQ.
Dalla esemplificazione e dalla spiegazione, poi, del cos’è il coming out alla teoria gender che, per la sua strumentalizzazione finalizzata al controllo delle coscienze attraverso la paura e l’odio, non esiste l’attenzione è stata catalizzata sulle connessioni molto strette tra fede e identità sessuale.
“Perché la chiesa deve parlare di sessualità? Che competenza ha la chiesa?” da queste domande è partito Don Roberto Massaro, Rettore del seminario vescovile di Conversano, che brevemente ha presentato la posizione della chiesa cattolica che più che mai in questo periodo si sta interrogando anche sullo stesso significato di castità e celibato; fondamentale è la relazione con Dio  e la complementarietà non è soltanto etero se il viaggio è verso la comprensione di Dio: per questo l’etica deve guardare agli atti umani nel contesto delle relazioni e nel discernimento delle stesse. “Non si può, dunque, mutare la tendenza sessuale e il compito che abbiamo è quello di favorire le relazioni poiché è male ciò che chiude nella solitudine.”
Subito dopo Giovanna Failli, a nome dei/lle cristiani cattolici LGTBIQ, ha testimoniato quanto, in verità, ciò che era stato appena detto non fosse così facile da rinvenirsi all’interno delle comunità cattoliche luogo nel quale ci sono tutta una serie di distorsioni che vanno curate con la condivisione delle varie realtà, come il gruppo NICODEMO, per essere parte attiva della vita comunitaria e non una parte marginale.
La Dott. Psicoterapeuta e membro direttivo psicologi lazio Paola Biondi si è poi soffermata sull’omofobia interiorizzata e lo stigma percepito: più è grande la percezione del rifiuto della società più si ha paura di dire che si è omosessuale e più grande diventa il disagio psicologico. E’ così che, per esempio, la possibilità di sposarsi e quindi la legislazione aiuta gay e lesbiche  a migliorare la loro salute psichica, anche se in verità non vogliono sposarsi.
Nel penultimo intervento, partendo dai tre simboli cristiani, Padre Figlio e Spirito Santo, a cui va aggiunta per il monto cattolico soltanto una figura femminile e cioè Maria, la pastora e teologa Elisabeth Green ha in pochi secondi dimostrato che senza dire alcuna parola la fede e la chiesa soprattutto dicono già qualcosa della loro organizzazione e, quindi, sull’identità sessuale: gerarchica o orizzontale, il tipo di riti,  il tipo degli edifici, il ruolo di genere. Per secoli il cristianesimo, dunque, ha verificato un ruolo di genere confacente al dominio maschile mediante un modello di economia binaria che ha identificato Dio con il maschile e il mondo più in basso con il femminile. “Allo stesso tempo, però, una sguardo più attento sia alle Scritture sia alla Storia rivela delle fessure in queste costruzioni patriarcali: abbiamo scoperto che Gesù trattava le donne come persone a tutti gli effetti incontrandole come soggetti a sé stanti prive di mediazione maschile.” ha continuato la pastora cintando anche Paolo e altri testi non sacri che raccontano di persone che grazie alla loro fede sono uscite dai generi stereotipati e oppressivi. Concludendo, ha citato  l’arcivescovo Desdmond Tutu che sottolineava come qualsiasi tipo di amore agli occhi di Dio è sempre amore.
Al termine il Prof. Alessandro Taurino, docente di psicologia clinica all’Università di Bari, ha esordito spiegando cos’è l’orientamento sessuale e precisando che soltanto il 17 maggio 1990 l’OMS ha derubricato l’omosessualità dalle malattie. Tanti, inoltre, i tipi di famiglia che è tale se “ … è capace di garantire i processi di accoglienza, di amore, di educazione, di progettualità ... in un percorso condiviso.” Non si vuole smantellare la famiglia ma soltanto ribadire che l’Amore non ha etichette.
Negli interventi conclusivi, oltre ai sentiti e numerosi ringraziamenti, l’attenzione è stata posta sulla pericolosità delle etichette, sebbene siano importanti le “definizioni”, e sul femminismo, storicamente fondamentale per il cambiamento sociale nella direzione dell’affettività, dell’accoglienza delle differenze e dell’inclusività del linguaggio nel percorso condiviso di libertà di scelte, che attualmente sembra dividersi sulla mamma “surrogata”.






         
 
       

 
 
 
 
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